Salve signor
Gauguin… come sta? È pronto per l’intervista?
Sì, certo!
Dammi pure del tu. È vero, sono un grande artista, ma di certo non rientro
nella categoria dei pittori “snob” e “presuntuosi”!
Bene… allora
cominciamo subito! Qui tutti sappiamo della tua fama mondiale e della tua
capacità quasi sovrumana di riuscire a creare quadri fantastici. Ma molti si
chiedono che tipo di artista ti consideri. A quale movimento artistico ti senti
di appartenere?
Molte
persone mi definiscono impressionista, altre post-impressionista, o simbolista,
alcuni addirittura espressionista, ma io in realtà non mi sento di appartenere
a nessuna di queste correnti. Un mio grande desiderio è quello di trasmettere
ai miei spettatori ciò che desidero comunicare attraverso i miei dipinti, senza
la necessità di dovermi catalogare in un movimento artistico. Non credo ci sia
bisogno di distinguere l’arte in base alla modalità con la quale si dipinge.
Sarebbe davvero bello far capire alle persone che non devono guardare un quadro
e giudicarlo in base alla corrente artistica di appartenenza, ma bensì in base
alle emozioni che quel dipinto trasmette.
Se devo
dirla tutta, mai mi sono chiesto, né ho mai pensato, di definirmi. Cerco sempre
di cogliere qualcosa da ogni quadro, di qualsiasi movimento o artista, senza
alcuna differenza. Probabilmente il mio stile si avvicina molto al
“cloisonnisme”, per via dei contorni netti delle figure, dipinte con colori
compatti, simili ai compartimenti di metallo che costituiscono le strutture
delle vetrate nelle chiese, ma di certo, se organizzano una mostra di quadri
impressionisti, partecipo senza dubbio, anche in compagnia di Camille Pissarro,
grande artista, oltre che un fedele amico.
E dimmi un
po’… nella tua vita hai viaggiato per il mondo in lungo e largo, soprattutto
attraversando il mare. Ti piace molto fare nuove scoperte e confrontarti con
l’oceano?
Tieni
presente che avevo poco più di un anno quando passai lunghi mesi in mare
su una nave diretta dalla Francia in Perù. Quindi immagina un ragazzino come me
in Sud America a contatto con un mondo che profumava di mare e di calore
umano.
L’oceano,
per me, è come una seconda pelle, ormai lo sento parte di me, ed è
difficile stare più di una settimana senza vederlo. È una mia abitudine
recarmi, quando ho un attimo di tempo, in spiaggia, anche solo per pochi
minuti. Pensa che a volte, ci parlo anche con il mare. E lo so che potrò
sembrarti stupido, ma mi rilassa molto e devo dire che sfogarsi con qualcuno che
non ti giudica, è un metodo molto efficace per trovare la risposta a molte
domande. Inoltre, per un periodo della mia vita, io e il mare, a causa del
lavoro, ci vedevamo tutti i giorni. Perché lo sai che sono stato un marinaio,
vero?
Sì, lo so…
ma cosa c’entra un marinaio con l’arte?
E lo domandi
a me? In realtà io sono diventato un artista per puro caso. Tutto è dipeso
dalle circostanze, dagli incontri, dal destino e, sotto sotto, da quello che
avevo dentro di me, forse un desiderio di calmare il mio vagare per il
mondo. Dipingere la prima volta fu solo un caso, ma mi accorsi che sapevo
anche farlo bene e da quel momento io, l’arte e il mare ci siamo fusi,
diventando un’unica cosa.
È tutta una
questione di porsi davanti ad una tela, come l’essere su una
spiaggia di fronte al mare, e poi sognare.
Ecco! Dipingere è un ottimo strumento per rappresentare un sogno. Il
profumo della materia utilizzata che mi entrava nel naso, pur essendo
differente dalla salsedine, giungeva nel cervello come una miscela esplosiva.
Mi appassionava al punto che, attraverso le tonalità di colore, vedevo un mare
dove tuffarmi. Quest’amore del mare mi faceva tracciare segni netti senza paura
e la linea tracciata con il pennello era la stessa del mare senza fine, ai
confini del mondo. Ero proprio un vecchio lupo di mare, così coraggioso e
sicuro di me che non ho avuto problemi ad entrare in contatto con altri artisti
già svezzati.
Prima hai
citato Pissarro. Un grande impressionista, eppure tutti sanno che non hai un
bel rapporto con il resto di loro. Mi sbaglio?
In realtà
non lo so neanche io. Amo la libertà e per me loro sono troppo chiusi nei loro
schemi, io vedo la realtà con i miei occhi: loro la dipingono pensando di più
alla tecnica. Purtroppo o per fortuna, siamo tutti diversi nel mondo e credo
sia anche normale trovarsi meglio con alcune persone, rispetto ad altre. Non
credi?
Si, hai
perfettamente ragione. Che cosa ti è rimasto del viaggio in Centro
America?
Una nuova
luce che mi ha illuminato la mente. Della mia opera pittorica, semplice,
naturale e spontanea, rimangono sicuramente impresse le mie donne mulatte, di
cui mi vanto molto. Attraverso i loro occhi, cerco sempre di trasmettere
sensazioni diverse, spesso quelle che io non riesco a provare, con l’obiettivo
di smuovere qualcosa nell’amina di chi le guarda. E poi i colori, le forme e
l’armonia, completano l’opera in modo strabiliante, talvolta riuscendo a creare
qualcosa di inaspettato. Inspiegabile.
Non funzionò
neanche in campagna con Van Gogh, vero?
Purtroppo
sì. Avevo conosciuto il fratello Theo, grande competente e appassionato
d’arte. Credeva molto in me e anche Vincent era un caro amico. Ma la mia voglia
di libertà era superiore alla sua. È sicuramente un grande artista, ma io
preferisco le persone vere, quelle silenziose e di poche parole. E poi l’aria
di campagna con i suoi profumi era troppo distante dal mio mare… Così, come un
lampo in un temporale estivo, sono partito. Il tempo di trattare alcune cose a
Parigi e poi via verso la Bretagna.
Era l’inizio
di una nuova vita?
In un certo
senso sì. Mi sentivo libero. Scusami se insisto su questo concetto, ma credo
sia alla base della vita. La libertà ti dà la possibilità di avere altri punti
di vista, di viaggiare con la fantasia. I miei colori, apparentemente
piatti, sono pieni di calore e profumano di vitalità. Uno dei miei tanti
obiettivi è quello di farli uscire fuori dalla mia testa, senza pensare troppo
alla tecnica: questa è stata e per sempre sarà la mia legge. È con questo scopo
che dopo 65 giorni di navigazione sono arrivato a Thaiti, probabilmente la
terra più bella in cui sono stato. È proprio lì che ho trovato la mia anima,
che da sempre cercavo in tutti i miei viaggi. Non mi sarei mai immaginato che
un posto così lontano, potesse essere così genuino. Mi ha fatto aprire gli
occhi, ed è proprio lì che ho scoperto la mia vera essenza ed anche in questa
occasione il mio amico più fedele e inseparabile è rimasto il richiamo del
mare.
L’ultima
domanda… hai qualche piano per il futuro?
Sinceramente
no, vivo alla giornata e, dato che credo molto nel destino, sono sicuro che le
cose belle capiteranno senza preavviso, quando meno me lo aspetto. Sicuramente
continuerò a dipingere, ma per quanto riguarda tutto il resto, lascerò che
succeda, senza cercare di cambiare ciò che è già stato scritto.
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