Molto spesso
sentiamo parlare di bullismo e di cyberbullismo, autentiche piaghe dei nostri
giorni. Oggi vorrei condividere alcune mie riflessioni.
Il bullo e i suoi complici
agiscono con determinazione, si sentono sicuri e pensano di essere più forti, anche se in effetti si tratta solo
di apparenza. A mio parere il bullo è stato a sua volta una vittima, ha avuto delle carenze affettive, e fa rivivere agli altri l’incubo che ha
sperimentato lui stesso.
Una volta
individuata la vittima, in genere una persona debole, il bullo parte all’azione.
Prima inizia a vessarla con insulti verbali e poi, se la situazione degenera,
passa “alle mani”.
Mettiamoci ora nei
panni della vittima. È l’esatto opposto del bullo, si sente isolata, triste e
solitaria; viene presa in giro e derisa in pubblico, si sente offesa e in
pericolo. Amici, familiari e vicini non hanno sentore di ciò che le accade, se
è brava a nascondere il suo dramma. Talvolta, però, la vittima trova il
coraggio di parlare con qualcuno delle sue angosce e del suo disagio, così viene aiutata ad uscirne fuori.
E se il bullo non
fosse soddisfatto? Se volesse ancora colpire per uccidere definitivamente il
cuore della persona prescelta come vittima? A quel punto si passa al cyberbullismo,
una forma di vessazione che viene condotta sui social, dove tutti possono
condividere e commentare qualsiasi informazione sulla persona molestata.
Lì in genere il
bullo posta video e foto imbarazzanti, corredate di commenti con cui umilia la
vittima. A quel punto questa tende a sentirsi sempre più colpita e si
indebolisce, inizia a sottovalutarsi, a trascurarsi, a lasciarsi tutta la vita
indietro e così molte delle vittime decidono spesso di lasciarsi andare, di smettere
di vivere, ma non sanno che in realtà la vita è il dono più bello che si possa
ricevere.
Paola
Balilla 2A
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