Non è facile parlare o
scrivere di questo argomento, ma ritengo che sia comunque doveroso perché il
ricordo dell’orrore dei campi di sterminio resti impresso nella nostra mente
così da tramandarlo di generazione in generazione... PER NON DIMENTICARE!!!
Il racconto di Beatrice,
una nostra compagna di classe che ha partecipato al “Viaggio della Memoria”, mi
ha veramente emozionata e mi ha fatto riflettere sulla mia fortuna di essere
nata in quest’epoca. Beatrice, sedendosi su quella sedia e parlando a noi della
sua esperienza con la voce rotta dalla commozione, mi ha trasmesso così tante
emozioni che mi ha fatto arrivare lì dove lei era stata… nei campi di
concentramento.
Ha cominciato la sua
narrazione raccontandoci di come venivano trasportati gli ebrei, stipati a
centinaia in vagoni di pochi metri quadri e di come venivano ammassati dentro
quei treni, vivendo tra gli escrementi ma con la speranza di arrivare a
destinazione e di vivere bene un giorno…
Quella speranza veniva però
sistematicamente buttata via insieme ai cadaveri di uomini, donne e bambini. In
quell’inferno in Terra, gli uomini avevano inizialmente maggiori possibilità di
rimanere in vita più a lungo, invece le donne e i bambini venivano uccisi ancor
prima di entrare ad Auschwitz. Infatti, solo tempo dopo è stato costruito Birkenau,
il secondo campo, quello in cui donne e bambini venivano utilizzati come cavie
da laboratorio per esperimenti di varia natura, togliendo loro così il
desiderio e la speranza di avere una vita felice.
Due sono le cose che mi
hanno sopraffatta, una è la disinvoltura che il capo di Auschwitz riusciva ad
avere perché, dopo aver torturato e ucciso tanti ebrei innocenti, ritornava a
casa come se nulla fosse e conduceva la sua vita familiare con grande serenità.
E ancora, mi ha provocato un grande dolore l’immagine delle valigie che gli
ebrei portavano con sé, pensando di andare incontro ad un colloquio di lavoro o
di ricevere un nuovo alloggio in cui abitare. Quei nomi depositati su quelle
valigie, la quantità di roba che vi si trovava all’interno, i ricordi di un’intera
vita e l’aspettativa di una nuova esistenza senza più persecuzioni, mi hanno
fatto riflettere molto e vorrei solo una cosa… che tutte le grida silenziose di
donne, uomini e bambini morti in quei campi rimangano indelebilmente scolpiti
nei cuori dei giovani come me, grazie anche alle testimonianze di persone come
la partigiana Luce.
Credo che mantenere
sempre vivo il ricordo delle loro anime e della loro sorte atroce, ci potrà
aiutare ad evitare che orrori di questo genere possano ripetersi, così che essi
non debbano morire un’altra volta.
Palmieri Irene
Classe 3A
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