Sono tempi duri questi, è difficile essere una buona
insegnante a distanza, ma la fortuna ha voluto che trovassi una macchina del
tempo con un solo viaggio a disposizione che userò per andare al tempo di
Giovanni Boccaccio e, proprio come un “detective letterario”, carpirò
all’autore i segreti più nascosti del Decameron.
Destinazione Firenze, anno 1351, alla ricerca del “certaldese”.
Arrivata in città, mi cambio e indosso dei vestiti d’epoca
per non dare troppo nell’occhio, poi comincio a chiedere di lui.
Mi forniscono diverse informazioni e, dopo averle verificate
tutte, finalmente entro nella grande biblioteca di Firenze e lo vedo lì, seduto
in disparte e intento a leggere.
Timidamente lo saluto e mi presento; si presenta anche lui e,
nell’indecisione di comunicargli o no che vengo dal futuro, prendo coraggio e
glielo dico. All’inizio temo che non ci creda ma, dopo qualche minuto di
silenzio, mi dice che mi aiuterà. In fondo non dovrei stupirmi perché anche lui
ha una personalità moderna, innovativa e ha scritto cose del tutto particolari
per la sua epoca!
Così inizia il suo racconto sul Decameron, un libro composto
da cento novelle come i cento canti della Divina Commedia, opera da lui
ammirata e studiata. Queste cento novelle sono come un quadro racchiuso in una
cornice: la peste di Firenze del 1348. È un triste ricordo per l’autore che mi
racconta che la peste ha ucciso il padre e la matrigna. I protagonisti sono
dieci ragazzi, sette ragazze e tre ragazzi, che si incontrano un mercoledì a
Firenze nella Chiesa di Santa Maria Novella e decidono di trasferirsi in campagna
per quattordici giorni, in una villa circondata dalla natura. Obiettivo? Sfuggire
alla peste e alla sofferenza del popolo fiorentino… direi proprio che si
possono rintracciare alcune somiglianze con i tempi che stiamo vivendo noi
oggi.
Ogni giorno viene scelto un re o una regina della giornata
che deciderà l’argomento su cui verterà la narrazione delle diverse storie; le
novelle del Decameron appunto… ognuna con una propria trama e uno stile
proprio. Boccaccio mi dice che ha previsto delle tematiche principali intorno
alle quali ruotano tutte le novelle: l’amore carnale, l’amore puro,
l’avventura, l’intelligenza, la fortuna e la religione. Rifletto sul fatto che
in fondo sono gli stessi temi che catturano l’interesse dell’uomo in ogni tempo
e in ogni luogo. Alla fine, dopo una lunga conversazione, mi dice che ha scritto
il Decameron in volgare in modo tale che tutti possano leggerlo e capirlo, non
sapendo quanto importante sarebbe stata la sua opera per il futuro.
Soddisfatta dell’incontro e piena di spunti su cui riflettere,
torno nel mio tempo accorgendomi che forse l’unica cosa tanto diversa è la
moda.
Beatrice Sibilia
Classe 2A
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