Giornalista:
Buongiorno a tutti, carissimi frequentatori del nostro Pascoli Web Journal!
Oggi abbiamo deciso di intervistare per voi, un personaggio tra i più noti
della storia statunitense e non solo… il presidente Abraham Lincoln.
Buongiorno,
presidente! Benvenuto nella nostra redazione.
Lincoln:
Buongiorno
a voi e grazie per avermi invitato.
Giornalista:
La prima domanda per lei è la seguente: ”Ci può raccontare in che modo è
riuscito a diventare il presidente degli Stati Uniti d’America?”
Lincoln:
Nel corso delle elezioni presidenziali del 1860 riuscii ad assicurarmi la
nomina in quanto ero un moderato, anche se una buona parte dei delegati aveva
inizialmente favorito altre candidature. Infatti, a causa delle mie idee, non
disponevo del sostegno degli Stati del Sud, ancora legati a dinamiche di tipo
schiavista. Al contrario, ebbi larghi consensi da parte degli Stati del Nord e
questo mi consentì di essere eletto presidente degli Stati Uniti d'America.
Pensate
che ricevetti ben 1.866.452 voti, contro 1.376.957 di Douglas, il mio primo avversario,
e che l'affluenza alle urne toccò l'82,2% di votanti. Un vero trionfo!
Ricordo
ancora la grande emozione provata mentre pronunciavo il mio celebre discorso a Gettysburg; sapete…
è considerato ancora oggi uno dei punti fermi nella storia dell'unità e dei valori
della nazione americana. Tenevo molto a sensibilizzare il mio popolo al
rispetto della parità dei diritti e a perseguire i principi insiti negli ideali
di libertà e di democrazia.
Giornalista:
Quanto è stata articolata la sua carriera politica?
Lincoln:
Oh, la mia passione per la politica è sempre stata molto accesa ed ho sempre
sostenuto una costante campagna in favore dell’emancipazione degli schiavi
durante tutto il mio percorso di uomo politico americano. Nel 1833 venni eletto deputato al parlamento
dell’Illinois
e in seguito, come sapete, presidente degli Stati Uniti. Ho sempre cercato di
essere aperto al dialogo, ma mi sono sempre rifiutato di prendere in
considerazione un'eventuale estensione della schiavitù agli Stati del Nord.
Per
questo motivo, nel febbraio del 1861, dopo la mia nomina a presidente, sette
stati del Sud si separarono dall'Unione e altri seguirono successivamente il
loro esempio. Questa situazione scatenò una guerra sanguinosa che si concluse
con la vittoria degli Stati del Nord nel 1865.
Giornalista:
Lei aveva qualche rivale in politica?
Lincoln:
Beh, che dire, in realtà ricordo un uomo in particolare… come potrei
dimenticarlo! Era un attore; il suo nome era John Wilkes Booth, un
simpatizzante sudista. Un giorno, quel tragico 14 aprile 1865, alle ore 22:15
circa, sparò un colpo di pistola calibro 44 che mi raggiunse alla testa.
Gridava a gran voce: "Sic semper tyrannis!"
che, tradotto dal latino, significa: "Così sia sempre per i tiranni!"
Mi
portarono di gran fretta in una casa oggi chiamata Petersen House, dove rimasi
per ore privo di conoscenza e dove venni ufficialmente dichiarato morto alle
7:22 del mattino seguente.
So
che il mio corpo privo di vita fu riportato in treno in Illinois, con un
grandioso corteo funebre e che i cospiratori vennero catturati, giustiziati o
imprigionati. Altro non saprei dire.
Giornalista:
Certamente
per lei questo sarà un ricordo molto doloroso, quindi non la trattengo oltre,
presidente. La ringrazio per la sua testimonianza e la saluto a nome di tutti i
lettori del WebJ.
Lincoln:
Grazie
a voi per avermi invitato. Auguri a tutti per un futuro giusto, solidale e
pacifico.
Michele
Bitetto 2A
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