La mia vita al tempo della pandemia

 

Mi ricordo quando venne annunciato che un virus era scappato da un laboratorio in Cina: si chiamava Coronavirus, ma nessuno gli dava importanza. Io un po' mi stavo preoccupando, ma mio padre mi diceva che era una semplice influenza (magari!!!). Il telegiornale ne parlava sempre di più e a scuola parlavamo di Covid-19 (non potete capire la mia felicità perché saltavamo le ore). Allora chiusero alcune città in zona rossa e a me sembrò un po’ eccessivo, perché era solo un’influenza (sì, come no!!!), però invidiavo i milanesi che non andavano a scuola. A scuola non si parlava d'altro, si diceva addirittura che avrebbero chiuso tutta Italia. Non dimenticherò mai quel giorno, mercoledì 26 febbraio 2020. In classe tutti dicevano che avrebbero chiuso le scuole di tutta Italia quello stesso pomeriggio. Tutti lo speravamo, per poter dormire fino a tardi: anch’io lo speravo, soprattutto perché il giorno dopo ci sarebbe stata la verifica di tecnologia e io non avevo capito niente del legno…

Infine le scuole chiusero: eravamo in quarantena! Nei giorni successivi alcuni uscivano, festeggiavano e facevano quel che volevano. Molto probabilmente non avevano capito il senso della parola “quarantena”. E infatti ci vollero due giorni e il presidente Conte per far capire agli italiani che bisognava stare a casa.

La mia quarantena non è stata brutta, anzi, mi devo ritenere fortunato ad avere una casa a due piani con giardino e un cane. Giocavo a calcio con mio fratello e a rugby con il mio cane (perché io e lui non sappiamo fare giochi normali come “lancia e riporta la pallina!”). Potevo uscire solo per portare il cane fuori, perché abito in una via chiusa. Mangiavo peggio di Man\/Food (è un programma in cui un obeso si ingozza di cibo) e non ingrassavo. Stavo le ore al telefono a provare i giochi scaricati da PlayStore e a guardare video su YouTube. Quando parlava Conte, a casa ci doveva essere silenzio, ma io guardavo la ragazza che usava il linguaggio dei segni in basso e mi veniva da ridere, perché pareva che stesse facendo i TikTok senza musica.

Mi mancava però la mia vecchia vita, e soprattutto odiavo le videolezioni con tutto me stesso… La cosa bella della quarantena però, era che il mondo si stava ripulendo, e per me che sono ambientalista questa era una grande gioia.

Poi i contagi iniziarono a diminuire e potemmo di nuovo uscire. “Che bel lieto fine!”. E invece, nel tempo di un’estate, i contagi sono di nuovo aumentati: neanche il tempo di essere un po’ felici…

Ora stiamo di nuovo rischiando molto, ma se l’Italia andasse in quarantena, per l’economia sarebbe un disastro. Tante regioni sono diventate zona rossa, ma almeno noi a scuola andiamo ancora. Pensiamo di essere dei giganti e invece un minuscolo virus ci ha messo in ginocchio.            

Simone Castiglia  

Classe 2D










 

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