“Salire gli scalini del campanile di San Michele è stato molto faticoso. Quando sono arrivato in cima, ho aperto la botola e ho visto che le campane erano poste al di sopra di un balconcino da cui avrei visto sicuramente quello che stavo cercando. L’emozione allora ha dissolto quel po’ di affanno accumulato sulla rampa di nudo cemento. Mi sono arrampicato velocemente sugli ultimi scalini e sono uscito. Con stupore ho finalmente avuto la prova. Quello che cercavo era sotto i miei occhi…”

… Ero arrivata, finalmente, e col cuore che mi rimbombava nelle orecchie, mi sporsi e cercai con gli occhi quel segno che mi perseguitava e affascinava da giorni, dalla mia visita alla Biblioteca Manzú, svolta una settimana prima. La visuale dall'alto era nitida e i raggi illuminavano perfettamente il tetto piano del Palazzo Comunale in Piazza Roma, lì davanti al campanile.

Cercavo, sul tetto a terrazza, una mattonella con un colore diverso dagli altri. Avevo portato anche un piccolo binocolo per facilitarmi il compito. Le mie mani erano sudate. Cercavo, speravo di trovarla, muovevo gli occhi, tremavo… ECCOLA!!!

Nella fila di mattonelle al centro del tetto, ce n’era una differente dalle altre, piccola e di colore blu scuro.

Ma cosa mi aveva condotto fino a lì? Il giovedì precedente, ero andata in biblioteca a prendere un libro in prestito. Poiché i libri mi affascinano tutti, indipendentemente dall'argomento che trattano – basta che siano scritti bene e in un italiano comprensibile a una tredicenne – avevo deciso di trovare qualcosa riguardante Aprilia, la mia città. Mi ero quindi imbattuta in una vecchia copertina dall'odore di muffa e dal titolo Il palazzo dei segreti: sfogliando qualche pagina, avevo subito capito che si riferiva al Palazzo Comunale di Piazza Roma. Non c’ero mai entrata, ma immaginavo vi fossero all’interno molti uffici tra cui quello del Sindaco, l'Aula Consiliare per i Consigli Comunali, i bagni e, sicuramente, un locale con un distributore di merendine per le pause.

Il libro, invece, affermava che nel palazzo esistesse un’entrata nascosta che conduceva a camere segrete da cui si poteva osservare e ascoltare tutto, mantenendo l’anonimato e l'invisibilità. L'accesso alle camere segrete, secondo quanto riportato nel libro, era possibile grazie ad una scala a chiocciola che, dalla terrazza, conduceva ai piani inferiori. La scala era murata sotto la pavimentazione, ma ben identificabile dalla presenza di un segno, la mattonella blu che io in quel momento, emozionata ed incredula (e aiutata dalle lenti del mio binocolo), avevo sotto gli occhi.

Avevo fatto delle ricerche e avevo scoperto che la Casa Comunale, uno dei primi edifici sorti durante la fondazione della città, era andata distrutta sotto i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale; in seguito era nato il nuovo Palazzo Comunale e chi l'aveva progettato, forse, aveva solo voluto divertirsi un po’. Fatto sta che la rivelazione dell'esistenza del passaggio segreto era rimasta sepolta in un libro dimenticato e polveroso della biblioteca a cui evidentemente negli anni nessuno si era mai mostrato particolarmente interessato.

Distolsi un attimo lo sguardo dal centro del mio interesse, e mi fermai a pensare. Come sarei mai potuta entrare nel palazzo da quell’apertura segreta? Riuscire ad arrivare in terrazza sarebbe già stata un'impresa, rimuovere una o più mattonelle per accedere alla scala a chiocciola, sarebbe forse stato impossibile senza l'aiuto di qualcuno con cui avrei dovuto condividere il mio segreto. Erano questi i pensieri che affollavano la mia mente, ma non ero preoccupata, sapevo di potercela fare in un modo o nell’altro. Mi sedetti e cominciai a pensare a cosa avrei fatto una volta che mi fossi impossessata dell'accesso segreto.

L'idea migliore che mi venne in mente fu quella di creare un Comune parallelo, una specie di governatorato della città a gestione “under 16” e realizzare i desideri di tanti miei coetanei. Sarei stata la giovane sindaca dei ragazzi e avrei accontentato tante richieste, dalle più serie alle più strampalate e fantasiose. Avrei avuto anche io assessori e consiglieri, un Consiglio Comunale attivo e pieno di iniziative e dibattiti e avrei cercato di migliorare tanti aspetti della città per il nostro bene.  Sicuramente gli adulti ci avrebbero inizialmente guardato con sospetto ma, in seguito, ci avrebbero apprezzato e dato una mano a realizzare qualche sogno o qualche nostro progetto che avrebbe aiutato tutti a sorridere di più.

Come prima cosa, avrei reso più interessanti e usufruibili per noi ragazzi i principali parchi pubblici della città: il Friuli, il Caligola, il Falcone e Borsellino, dotando ciascuno di essi di un campo da padel. Sarebbe stato troppo costoso? Avremmo riunito i nostri risparmi spaccando i salvadanai e, se non fosse bastato, avremmo finanziato la costruzione dei campi, organizzando qualche music festival, invitando i cantanti del territorio e facendo pagare gli spettatori. In ogni parco, avrei inserito un percorso salute con attrezzi per praticare ginnastica e tenersi in forma. La seconda iniziativa, che mi premeva portare avanti, era la realizzazione di una pista da pattinaggio, dove noi ragazzi avremmo potuto sfidarci in velocità e con acrobazie. La pista poteva essere realizzata in Piazza Roma che avrei volentieri chiuso al traffico veicolare, almeno di sabato e domenica. Incoraggiata da amici, amiche e dai miei fratelli, avrei quindi istituito un servizio bus per collegare Aprilia con i principali centri commerciali di Latina e Roma, nonché della stessa Aprilia e di Pomezia. Avrei inoltre, e ben volentieri, finanziato un bonus ragazzi in denaro per poter dare a tutti la possibilità di cenare fuori nei ristoranti della città almeno due volte al mese; avrei ampliato la sede della Biblioteca Comunale e istituito un servizio d'ordine di ragazzi per controllare le strade e i luoghi di ritrovo del sabato sera e prevenire eccessi di velocità o assembramenti. Sarebbe stato inoltre davvero fantastico riuscire ad organizzare, almeno una volta al mese, una festa a tema culinario per le vie della città con stand provenienti da tutta Italia e con la presenza fissa di allevatori e coltivatori locali per offrire i loro prodotti e far conoscere le loro aziende.

"Valeria!!! Scendi giù, è ora di tornare a casa" ... Il mio telefonino aveva squillato e la forte voce di Don Franco mi aveva scosso dai miei sogni e dal mio torpore. Comunque ero ancora lì, in cima al campanile della chiesa di San Michele Arcangelo. Scesi giù in fretta e cercai di correre lanciandomi sui gradini. Ero quasi arrivata in fondo quando misi male un piede e caddi sbattendo la testa e la spalla sinistra. Sentii un dolore diffuso in tutto il corpo e chiusi forte gli occhi e poi li riaprii. Non ero più dove pensavo di essere, ero semplicemente nel mio letto, appoggiata al mio cuscino: era mattina e stavo ancora stringendo forte forte tra le braccia il mio sogno appena svanito!

Valeria Caracciolo Torchiarolo 

Classe 3C  


Foto dal Web





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