Lettere dal mondo

Cara mamma, come stai? Come va a casa? Spero che vada tutto bene, per quanto sia possibile con la guerra che avanza sempre più e che ormai vi sta alle calcagna.

Ricordo ancora la tua voce che mi dice di non preoccuparmi, che andrà tutto bene ma per una volta, e contro ogni mio volere, mi trovo costretto a darti torto. Dio, se mi preoccupo, se mi sento in colpa per aver lasciato te e papà a casa. Sarei dovuto restare, avrei dovuto arruolarmi e penso che sono solo un codardo, egocentrico e ingrato verso i miei genitori, verso la mia patria.

Ma poi mi ricordo che la guerra non porta né onore, né orgoglio, la guerra porta morte e distruzione. Quale uomo sarebbe orgoglioso di morire lasciando sola e angosciata la propria famiglia, perché sta mettendo a rischio la vita a causa di una missione suicida? Beh, di certo non io, non l’uomo che hai cresciuto con tanto sacrificio e amato più della tua stessa vita, perché anche io ti amo, mamma, e non potrei sopportare l’idea di pensarti a piangere sulla mia tomba, non in questa vita…vita per cui voglio lottare, invece di rischiarla per la guerra. E questo mi dispiace perché è vero, sono un codardo, ma ti amo davvero, mamma.   

Non ti ho ancora raccontato del mio lungo viaggio - che sbadato - forse perché non mi è piaciuto; no, a dire il vero l’ho sopportato a stento, e l’ho fatto solo per renderti orgogliosa di me, per dimostrarti di aver portato a termine il tuo volere e accondisceso alle tue speranze. Devo essere sincero e ammettere che non tutte si sono realizzate.

Qui mi hanno accolto, è vero, ma il clima non è affatto allegro e spensierato, anzi, pare che la notizia della nostra guerra sia arrivata anche da queste parti, dove sono tutti molto preoccupati e per questo mi trattano come se sapessero cosa ho passato. È perché in realtà lo sanno e questo mi distrugge; non è colpa loro se siamo entrati in guerra, eppure stanno dando aiuto, mandando i loro uomini in guerra, qualora i nostri non bastassero. In fondo credo sia scontato aiutare il prossimo, è uno dei principi di questo paese, di questa civiltà e, per quanto possa essere contorta, problematica e sbagliata, io le sono grato e anche debitore. Per questo sto cercando lavoro e, anche se non è facile, non ho intenzione di demordere, anzi, non vedo l’ora di rendermi utile qui. Strano vero? A casa non facevo mai uno sforzo e stranamente non mi hai mai rimproverato per questo, forse perché sapevi che non ne sarei stato in grado, che non avrei capito, perché l’uomo è fatto così, non cambia finché non sperimenta, non apprezza finché non gli manca, non capisce finché non succede veramente.

Ma ora ho capito, sono cambiato e per questo ti scrivo, per dirti che ti amo, altra cosa che non ho mai fatto quando ero a casa e di questo mi pento. Il mio unico rimpianto è di non averti apprezzata finché ti avevo accanto a me… con affetto tuo figlio.

Vattone Azzurra

Classe  3A







  

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